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Quale è lo stato del settore Manifatturiero nel territorio dell’Ovest Milano? A tracciare un dettagliato quadro del comparto è Eurolavoro/AFOL Ovest Milano con il  Quaderno curato dall’Osservatorio Socio Economico di “Le dinamiche ed il posizionamento del comparto manifatturiero dell’Ovest Milano”.

L’obiettivo è offrire una visione di insieme ed una serie di approfondimenti su un comparto chiave per l’economia dell’Ovest Milano: l’industria manifatturiera, appunto.

Di seguito le conclusioni della ricerca

Un primo elemento, che i dati hanno messo in luce, conferma l’importanza del comparto Manifatturiero per l’economia locale, anche a fronte dell’evidente declino che lo ha investito. La sua presenza è, infatti, rappresentata da una compagine di tutto rilievo per numero di imprese, unità locali ed addetti, il cui operato contribuisce significativamente sia in termini occupazionali, sia per quanto attiene la creazione di ricchezza e di valore aggiunto. Oltre a ciò, ancora una volta, è emerso come il ruolo del settore vada ben oltre i confini dell’area. Sotto questo profilo, infatti, l’Ovest, da solo, occupa un quinto della forza lavoro di tutta l’industria manifatturiera presente in provincia di Milano e, al tempo stesso, mostra una netta sovrarappresentazione rispetto ai livelli medi provinciali e regionali. Tutto ciò ribadisce, anche in un momento critico, quale quello attuale, la storica vocazione produttiva del territorio (per quanto, lo si ribadisce, notevolmente ridimensionata rispetto al passato) e la sua marcata specializzazione in talune specifiche lavorazioni, in particolare quelle afferenti le filiere tessili e meccaniche. Inoltre, è opportuno ricordare come nella zona operino diverse imprese che costituiscono delle vere e proprie eccellenze nel loro settore di riferimento sia in ragione degli output realizzati, sia del livello tecnologico e qualitativo che ne caratterizza il processo produttivo e, più in generale, tutta la catena del valore.

Ancuni comuni del territorio, evidenziano  inoltre delle quote di occupati nel comparto particolarmente elevate e tali da individuare le condizioni affinchè, a ragione, si possa asserire il coinvolgimento dell’area, o per lo meno di parte di essa, all’interno dei cluster produttivi regionali. Ciò accade non solo per attività quali il tessile, l’abbigliamento, il calzaturiero o la meccanica, ma anche per altri segmenti minori, come la chimica di base o l’industria del legno, della carta e della stampa.

Come si è visto, anche solo considerando i periodi successivi al 2001, le attività manifatturiere hanno vissuto una dinamica costantemente involutiva, che ha trovato riscontro in tutte le classi dimensionali di impresa e per tutte le principali lavorazioni, salvo alcune eccezioni circoscritte ad ambiti secondari, quali la fabbricazione di mezzi di trasporto e, in parte, le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco. Per quanto degli accadimenti del tutto simili per segno ed intensità abbiano avuto luogo trasversalmente su tutto il territorio regionale, la lettura delle dinamiche territoriali dovrebbe far soffermare l’attenzione su alcune considerazioni.

In primo luogo, i settori più colpiti e nei quali si concentrano le perdite più rilevanti l’industria tessile, il comparto della moda e la fabbricazione di metalli e di prodotti in metallo – sono anche quelli che costituiscono il cuore delle attività manifatturiere a livello locale, nonché quelli di maggiore specializzazione. Ciò ha determinato una serie di forti criticità che, inevitabilmente, non si sono limitate alle filiere direttamente interessate da questi eventi ma, al contrario, hanno condizionato in maniera significativa gli andamenti dell’intero sistema economico dell’Ovest Milano. Se, per quanto riguarda il tessile, l’area condivide le tendenze che si osservano su base regionale, l’analisi della geografia delle specializzazioni ha messo in luce una perdita di terreno a proposito della meccanica e delle lavorazioni di metalli e prodotti in metallo che si traduce, per i comuni vocati per queste attività, in una serie di performances peggiori rispetto alle altre zone contraddistinte da una simile connotazione produttiva. A ciò si aggiunga che, nel loro insieme i settori in declino non mostrano ancora dei segnali di inversione di rotta, per lo meno da un punto di vista prettamente strutturale.

A fronte di questa situazione di fondo, i pochi ambiti in controtendenza sono rappresentati, come già si diceva, da lavorazioni che non rivestono un ruolo centrale nelle dinamiche economiche locali e tali per cui la crescita che si rileva, sovente legata alle vicende di un numero estremamente limitato di imprese, risulta ampiamente sottodimensionata rispetto alle perdite riscontrate nei settori di specializzazione. Ad oggi, dunque, non si osserva ancora l’emergere di altre attività in grado di assumere un ruolo di traino, paragonabile a quello che ebbero quelle di storica vocazione. In questi casi, l’analisi delle agglomerazioni produttive o mette in luce una configurazione instabile, caratterizzata da un accentuato turnover, indicativo della difficoltà a capitalizzare tale potenziale, o, laddove evidenzia una presenza più consistente, si associa ad ambiti la cui incidenza ed il cui ruolo rimane tuttora contenuto e non presenta delle traiettorie particolarmente espansive che, nel breve termine, possano prefigurare la loro emersione.

Fonte: LegnanoNews

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