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La fine delle sanzioni all’Iran apre la possibilità a grandi opportunità di business per le imprese occidentali. Petrolio, che ovviamente è il primo settore di interesse, ma anche auto – con un parco circolante in gran parte da rinnovare – ferrovie, aerei. Il Paese infatti fa i conti con le sanzioni economiche dalla fine degli anni Settanta e per procurarsi i prodotti dall’estero ed eludere il blocco commerciale, ha fatto massicciamente ricorso al contrabbando. Solo nel 2014 si stima che le importazioni illegali siano ammontate a 25 miliardi di dollari, contro un mercato legale dell’import intorno ai 60 miliardi di dollari. A rifornire il Paese durante le sanzioni sono state soprattutto Cina e Russia, ma ora la situazione è destinata a cambiare, seppure gradualmente, visto che la fine delle sanzioni, che inizia da oggi, sarà di fatto un processo piuttosto complesso.

La conseguenza immediata della revoca delle sanzioni è lo scongelamento di decine di miliardi di attività finanziarie detenute dalla Banca centrale e da altri enti governativi iraniani all’estero. Secondo fonti americane si tratta di circa 100 miliardi di dollari, la Banca centrale iraniana parla invece di 29 miliardi. Le imprese europee partono favorite su quelle americane perché gli Usa manterranno una serie di sanzioni economiche e divieti che risalgono a un periodo precedente al braccio di ferro sul nucleare. Il Tesoro Usa ha comunque annunciato che filiali estere di aziende americane potranno commerciare con l’Iran.

Un recente studio della Sace la fine delle sanzioni a Teheran, a seguito dell’accordo sul nucleare, potrebbe portare a un incremento dell’export italiano nel Paese di quasi 3 miliardi di euro nel quadriennio 2015-2018, con le migliori opportunita’ nei comparti della meccanica strumentale, dell’oil and gas e dei trasporti. Dal 2006 l’Italia ha perso molte posizioni, pur rimanendo il nono Paese esportatore nei confronti dell’Iran. Il primo obiettivo di Teheran è ovviamente quello di tornare a esportare petrolio. Il suo potenziale è enorme.

Il secondo settore di opportunità per Teheran è l’automotive. L’Iran era un mercato da 1,5 milioni di immatricolazioni di veicoli all’anno nel periodo pre-inasprimento sanzioni del 2011, ora ci si attende un ritorno sopra i 2 milioni di unità all’anno. Questo soprattutto per la necessità di rinnovare un parco circolante (14 milioni di unità) molto vecchio. In prima linea ci sono le francesi Psa e Renault, già presenti con joint venture nel Paese.

Anche i trasporti offriranno buone prospettive di domanda. Le sanzioni hanno vietato all’Iran di acquistare aerei occidentali fin dagli anni ’70, contribuendo a creare una flotta aerea antiquata e di scarsa qualità. L’Iran ha annunciato che una volta tolte le sanzioni comincerà il rinnovo della flotta con l’acquisto di 400 aerei. E ha già previsto di comprare 114 aerei dal costruttore europeo Airbus. Stesso discorso vale per i treni e le ferrovie. Numerosi costruttori inglesi e francesi sono in corsa per l’ampliamento e il rinnovo della rete ferroviaria iraniana.

Con la fine delle sanzioni all’Iran, scattano gli affari. Le imprese del made in Italy guardano con fiducia al mercato di Teheran che apre le porte a partner internazionali (consolidando quelli con l’Italia) per modernizzare l’apparato produttivo.

Estratto da: Affari Italiani

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