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Lavorare da casa, ecco cosè in sintesi lo smart work. Nuova frontiera del mercato del lavoro, che garantisce maggiore produttività e minori costi. Dopo essere stato applicato in settori quali telecomunicazioni e banche, da aziende quali Vodafone, Microsoft, BNL, Intesa San Paolo e a breve anche da Telecom, lo smart work sta per approdare anche nell’industria meccanica.

Le catene di montaggio ormai esistono soltanto nel settore degli elettrodomestici, complice l’industria 4.0 sono sempre di più le aziende che introducono lo smartwork anche nel nostro settore. E noi siamo assolutamente favorevoli”, smonta i luoghi comuni Marco Bentivogli, a capo della Fim Cisl. Qualche nome: Micron a Milano, Arneg a Padova, Gm Powertrain a Torino. In Finmeccanica sono in corso le trattative con il sindacato per la definizione di un integrativo di gruppo. E anche qui si sta introducendo lo smartwork. Federmeccanica ha inserito lo smartwork nella sua piattaforma per il rinnovo del contratto della categoria. Il caso più avanzato è quello della Tetra Pack a Modena. Qui il lavoro avviene su isole. Certi giorni si tratta anche di “caricare” su pc le informazioni sui pezzi che si stanno lavorando. E l’azienda ha concesso a chi vuole o ne ha bisogno di svolgere questa parte del lavoro da casa. Da rimarcare: chi opera fuori azienda si autocertifica gli orari e può anche segnare gli straordinari. E’ quello che i direttori del personale chiamano “empowerment”. Che poi vuol dire: ti lascio più margini di libertà perché sono convinto che tu li sappia usare. In Tetra Pack funziona.

Soprattutto paga e funziona: la produttività con lo smart work segna un +20%, arrivando a sfiorare il +40% nel caso degli help desk. Tradotto: quando il 20% dei dipendenti lavora da casa l’azienda può permettersi uffici più piccoli, quindi affitti più bassi, bollette della luce meno onerose. Inoltre il dipendente a casa è più produttivo. Perché meno distratto e più motivato. Ma quanti sono i lavoratori smart in Italia? “Un censimento attendibile ancora non esiste. Solo considerando i casi noti superano le 100 mila unità”, risponde Mariano Corso, responsabile scientifico dell’osservatorio sullo smartworking del Politecnico di Milano.

Tratto da: Corriere

 

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